Nietzsche insiste ripetutamente sullo stretto rapporto esistente tra la sfera degli istinti e l’ambito della conoscenza: una delle conseguenze più appariscenti è la nota decostruzione nietzschiana dei concetti di soggetto e coscienza. Tuttavia questa tesi trova una diversa applicazione nelle diverse fasi del pensiero di Nietzsche. Nel periodo cosiddetto “illuministico†(da Umano, troppo umano alla Gaia scienza), essa ha un esito decisamente naturalistico, considerando gli stessi prodotti del pensiero astratto come il risultato del condizionamento di impulsi fisici con una funzione prevalentemente autoconservativa, secondo i moduli del pensiero positivistico del tempo. Già partire dalla Gaia scienza, invece, la connessione tra pensiero e istinto conduce a una rivalutazione della Einverleibung, cioè della esigenza di tradurre lo stesso pensiero in modalità emotive innervate nell’elemento corporeo. Questa stretta unità di pensiero e corporeità è pienamente comprensibile se si accetta la tradizionale interpretazione del pensiero nietzschiano come espressione di vitalismo, ma crea qualche problema se Nietzsche è invece assunto come modello teorico per una reinterpretazione contemporanea del rapporto tra pensiero e corporeità .