Possiamo considerare la scrittura elettronica come un linguaggio? Roman Jakobson rispondeva positivamente solo dopo aver constatato la presenza di due funzioni: quella metalinguistica e quella estetica. La scrittura elettronica è sottoposta qui al vaglio delle due condizioni del linguista russo: per essere tale il linguaggio elettronico deve poter parlar di se stesso e creare degli effetti estetici che gli sono propri.
Appurato che si tratta di un linguaggio, il saggio ha coma obiettivo di capire quali innovazioni introduce l’arte nata dalla scrittura digitale. Facendo ricorso alle intuizioni di Deleuze e Guattari – che opponevano l'arte alla filosofia e alla scienza – si possono cogliere le proprietà costitutive di quelle che Foucault chiama, disponendole sullo sfondo delle evoluzioni storiche, le formazioni discorsive. Apparsa nel primo volume di Electronic Literature, Self Portrait(s) [as other(s)] è un'opera esemplare per riassumere le innovazioni introdotte. Prendendo spunto dal dispositivo ideato da Talan Memmott, i tratti metalinguistici ed estetici sono letti sullo sfondo delle evoluzioni della formazione dell’arte. Dalle proprietà del piano, della pratica e del valore sono ricostruite le mutazioni e le tendenze dell'arte elettronica. Il saggio si conclude aggiungendo una terza condizione che precisa quelle enunciate da Jakobson: l'intraducibilità degli effetti estetici nei linguaggi delle arte.