Se è innegabile che in una società complessa e frammentata come quella attuale si determini una continua espansione degli à mbiti di applicazione di un «diritto singolare», il quale, benché finalizzato ad assicurare il rispetto dell’imperativo costituzionale che impone di rimuovere gli ostacoli che di fatto si frappongono all’eguaglianza dei cittadini, pone delicati problemi nell’individuazione del confine entro cui l’intervento
autoritativo deve arrestarsi per non travolgere le istanze di libertà individuale, che implicano anche il diritto a veder riconosciuta la propria differenza, è altrettanto vero che non v’è alcuna necessità di ricorrere a
vecchie o nuove formulazioni del concetto di status al fine di spiegare ragioni ed operatività nel sistema delle deroghe sempre più frequentemente poste al principio di eguaglianza formale, essendo una ovvia conseguenza del
riconoscimento del valore primario della persona umana nella sua concreta ed individuale esistenza che caratterizza ogni moderno Stato sociale di diritto.