In Spagna si parla da molti anni di riforme costituzionali; forse da un po’ troppo.
Negli ultimi anni, il tema della revisione del testo del 1978, infatti, è stato così inflazionato, soprattutto dalla dottrina pubblicistica, da essere ormai ridotto a leitmotiv accademico, senza riuscire davvero ad affermarsi come punto all’ordine del giorno nell’agenda politica spagnola.
Dopo il tentativo di avviare una riflessione compiuta, intrapreso dal Primo ministro Zapatero nel 2005, ma lasciato cadere nel vuoto[1], la questione è tornata ad animare il dibattito dopo il 2010 con l’irrompere dell’affaire Catalogna sulla scena. Quel che è certo è che in nessun momento si è davvero radicata nell’opinione pubblica l’idea che mettere mano alla Costituzione rappresentasse il concreto impegno di qualche forza politica. Non certo di quelle a livello statale, ma neppure di quelle regionali o di matrice nazionalista.